mercoledì 25 giugno 2014

Mondiali – la ciliegina sulla torta di Super Mario Balotelli

Lo confesso, essendo stato ragazzino quando sui campi di calcio si muovevano due campioni del calibro di Rivera e Mazzola le cui gesta nel bene e nel male venivano raccontate da quel grande giornalista che era Gianni Brera ho non poche difficoltà a riconoscere a Mario Balotelli un ruolo da campione, almeno per il momento, nella storia del calcio italiano.
Detto questo credo che il Mario nazionale con le sue esternazioni fatte sul suo profilo twitter in cui dichiara di “ non aver sbagliato nulla “  abbia perso una buona occasione per stare zitto, cercando di scrivere in malo modo la parola fine su una situazione grottesca che nel breve volgere di un giorno sta sconfinando in qualcosa che va al di là dell’ambito sportivo.
Super Mario ha voluto mettere la classica ciliegina sulla torta, forse mal consigliato da chi in qualche modo ne cura l’immagine commerciale, e per farlo ha tacciato gli italiani di essere dei razzisti!
Per chiarire il suo concetto, in maniera inequivocabile ha scritto: “Gli africani non scaricherebbero mai un loro " fratello" . MAI. In questo noi negri, come ci chiamate voi, siamo anni luce avanti. VERGOGNA non è chi può sbagliare un gol o correre di meno o di più. VERGOGNOSE SONO QUESTE COSE. Italiani veri! Vero? “.
Sono frasi che non sento di accettare e mentre lo faccio penso a tutti quegli italiani che giornalmente accolgono e danno assistenza a migliaia di migranti che sbarcano lungo le coste di quell’Italia che è di fatto l’avanposto dell’Europa.
Non si tratta di essere razzisti o meno si tratta di capire quale possa essere la linea di confine tra un presunto campione od un brocco!
Balotelli ha avuto problemi con l’Inter, con il Manchester City, con lo spogliatoio del Milan e ieri è stato scaricato dalla quasi totalità dei suoi compagni di squadra, quei compagni da cui lui si è allontanato mentre erano nello spogliatoio ad attendere Prandelli, che aveva appena annunciato le sue dimissioni,  e Pirlo che avrebbe fatto un breve discorso per il suo addio alla nazionale; se due più due fa quattro forse sarebbe l’ora che il buon Mario cominciasse a ragionare in maniera seria, ma soprattutto da persona adulta sui suoi comportamenti a meno che il suo entourage non voglia continuare con la filastrocca del buon Calimero, quella per intenderci del qui tutti ce l’hanno con me!
Può darsi che nell’immediato tale operazione di marketing possa continuare a dare i suoi frutti in termini economici e magari alimentare nuove storie ed attese mirabolanti in qualche nuovo club, ma il tifoso della nazionale è un qualcosa di diverso, scende in campo una volta ogni quattro anni e quando lo fa ci mette quella passione sportiva capace di manifestazioni di affetto incredibili come ai mondiali del’82 o del 2006, ma proprio perché si tratta di un sentimento nazionale il tifoso dell’Italia non ama essere tradito, non saremo avanti anni luce ma siamo ancora capaci a riconoscere chi scende in campo con il cuore che batte forte per il nostro tricolore!

Doubleg 

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