Capita che a seguito della chiusura dei settori Nord e Sud
dello Juventus Stadium, decisa dal giudice sportivo a causa di cori razzisti,
la Juventus avanzi la proposta accettata dalla FIGC (Federazione Italiana
Giuoco Calcio), di ospitarvi i bambini.
Capita che nasca così
l’iniziativa GIOCA CON ME...TIFA CON ME, legata ai due progetti “Premio Un
Calcio al Razzismo” e “Gioca con me”, realizzati da Juventus Football Club,
Centro UNESCO di Torino e Juventus Soccer School.
Capita che l’iniziativa “Gioca
con me…tifa con me” significhi l’apertura dello stadio a 6.400 bambini e
ragazzi delle scuole elementari e medie e delle scuole calcio in occasione
della partita Juventus-Udinese di domenica 1 dicembre; iniziativa che si svolge
con il patrocinio della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO.
Capita che durante la partita
Juventus – Udinese a cui stanno
assistendo i bambini “ premiati” e convocati per assistere ad una giornata di
sport, nello specifico di quello sport che pure loro praticano, un intero
settore di questi bambini non trovi di meglio che insultare con una parolaccia
il portiere avversario per l’intera partita ogni qualvolta si appresti ad
effettuare il rinvio dalla sua porta.
Capita che nessuno degli
accompagnatori dei bambini abbia sentito il bisogno di intervenire per porre
fine a uno spettacolo degno del peggior tifoso adulto.
Capita che in una Italia, dove
l’educazione sta diventando ogni giorno che passa sempre di più un optional,
dei bambini riescano ad imparare e mettere in pratica alla prima occasione che
gli si presenta il lato peggiore dell’essere tifoso senza che nessuno mai li
abbia istruiti in tal senso, quasi come a dimostrare che l’intolleranza possa
essere un fattore naturale insito dentro ognuno di loro.
Capita che a questi bambini che
partecipano a progetti realizzati dalla società sportiva di riferimento e dal
Centro Unesco di Torino nessuno, a quanto sembra, abbia mai letto e spiegato
quanto riportato sul sito www.unesco.org :
“La pratica dello sport è uno strumento riconosciuto per la promozione della
pace, in quanto ignora le frontiere geografiche e classi sociali...Lo sport è
un potente strumento per rafforzare i legami e le reti sociali, e per
promuovere gli ideali di pace, fraternità, solidarietà, non violenza,
tolleranza e giustizia".
Capita che chi scrive sia fermo
ad un’idea di calcio che era quella dei Rivera e dei Mazzola, giocatori che
furono per la loro squadra autentiche bandiere e che riuscirono a trasmettere
ai ragazzini che li tifavano l’amore per i colori di una maglia, amore che
veniva prima di ogni altra cosa e che presupponeva il rispetto sempre e
comunque dell’altro, anche quando l’altro si chiamava “ avversario”.
Capita che sempre chi scrive abbia
festeggiato la propria Comunione ricevendo in regalo la maglietta della squadra
del cuore e portandola a scuola per farla vedere ai compagni di classe, prima
di entrare in classe si rivolgesse alla propria maestra dicendole : “
Buongiorno, signora Maestra … posso far vedere ai mie compagni la maglietta
ricevuta in regalo? “.
Ecco, senza andare a scomodare
psicologi od educatori penso che la spiegazione di quanto accaduto domenica
sugli spalti del Juventus Stadium stia tutta in quel “ Buongiorno, signora
Maestra “ di lontana memoria, oggi sostituito in buona parte delle scuole
elementari da un confidenziale “ Ciao Maria o Francesca o Luisa che sia “.
Doubleg
Giuseppe il problema nn sta nel " ciao Maria, Francesca o altro" sta nel fatto che nn viene insegnato il rispetto in quel "ciao Maria"......Rispetto per il ruolo di educatrice che ha una maestra anche perchè i genitori sono i primi a considerare un niente l'insegnante di turno in special modo alle elementari e alle medie......i bambini sono lo specchio dei genitori.
RispondiEliminaAnche io ho sempre salutato la mia maestra con "buongiorno maestra" nonostante avessi un 7 in condotto per fortuna ero un genio e avevo il 10 in tutte le altre materie altrimenti sarei ancora in prima elememtare......." essere vivaci e incontenibile" nn è una scusa per lasciare i bambini allo stato brado...lo ero anche io VIVACE, MA IL RISPETTO PER LE COSE NN MIE E LE PERSONE ME LO HANNO INSEGNATO AI BANBINI DI OGGI NN SI INSEGNA LORO UN BEL FICO SECCO purtroppo.
Altea