Ho avuto la fortuna di vivere per un lungo periodo nella città eterna, quella Roma immersa nella storia e nel verde, bagnata dall’acqua inquinata che però la sera come d’incanto brilla alla luce della luna e delle vetrine scintillanti facendo da specchio al Cupolone.
Roma non ha bisogno di essere scoperta è lei stessa che ti viene incontro presentandoti a poco a poco le sue bellezze e le sue stranezze … ti è mai capitato di impiegare tre quarti d’ora per percorrere in macchina lo stesso tragitto che normalmente percorri in quindici minuti : a Londra i londinesi direbbero “ of course “ a Roma i romani si limitano al più classico “ Li mortacci tua “… oppure ti è mai capitato di trovarti in pieno centro nel bel mezzo di un temporale .. tutto si ferma e come d’incanto compaiono in ogni angolo di strada i venditori di ombrelli ( mannaggia… la peggior genia dell’universo .. per me che odio gli ombrelli ) e i malcapitati passanti vengono sommersi uno dopo l’altro in una doccia collettiva da quei carini che vanno in moto e per non bagnarsi emulano il buon Valentino … poi d’un tratto come d’incanto il temporale svanisce e con lui i venditori di ombrelli , gli ingorghi e tutto ritorna alla normalità.
Se fai attenzione riesci ancora oggi a trovare passo dopo passo la Roma raccontata da De Sica, Flaiano, Fellini e Pasolini e soprattutto quella Roma vista attraverso il bianco e nero degli occhi cerchiati di Anna Magnani.
L’ora migliore per goderti Roma è al mattino presto quando a farti compagnia per le strade trovi solo i netturbini che la ripuliscono dalla botta di vita che gli è toccata durante la notte appena conclusa.
Ed è proprio dalla prima azione del mattino, la più classica, la colazione che capisci di essere in una città che è capace di riservarti non una ma cento, ma che dico mille sorprese … entri nel più classico dei caffè e trovi dietro il banco un barista che ti accoglie dicendoti “ Digaaa “ ( per la cronaca il classico “ dica “ ), ma per dire “Digaaa “ ci mette quei 4 o 5 secondi che sembrano nulla, ma nella realtà sono un eternità!
E nulla importa se poi il barista alla tua richiesta di un caffè aggiunge al “ Digaaa” … Subbito, ce mancherebbe, e che non je lo faccio er caffè?
Quella frazione di secondi che servono al barista per pronunciare il più classico dei “ Digaaa” ti fa capire che quello spazio temporale molto simile ad un eternità non è altro che la prima avvisaglia che in effetti sei veramente nella città eterna dove tutto e il contrario di tutto può succedere ..
roma in effetti è proprio così
RispondiEliminaComplimenti per quello che ha scritto
Marina
Roma ... semplicemente FANTASTICA
RispondiEliminaavessi dovuto descriverla io ( ma non ne sarei stata capace )avrei detto quello che lei ha scritto
Un caro saluto
Emilia