Si sa che il calcio a volte è
imprevedibile e che in una partita può succedere di tutto e di più, ma
difficilmente si può pensare di vincere un match se la tua squadra non è in
grado di fare un tiro nello specchio della porta avversaria nei novanta minuti.
Questa è la nuda e cruda
radiografia dell’incontro con l’Uruguay che ha visto la nazionale azzurra
soccombere al cospetto di un avversario non certo trascendentale.
E’ sicuramente una sconfitta che
ha del clamoroso ma a ben guardare questa debacle era nell’aria, figlia di una
politica federale che ha lasciato anno dopo anno il calcio sempre più in mano
alle società che di fatto lo hanno trasformato in una vera e propria macchina
da soldi incuranti dei danni irreparabili che un azzeramento dei settori
giovanili avrebbe causato al nostro vivaio interno.
L’Italia è la nazione dove la
FIGC e la Lega Calcio consentono ad una squadra super blasonata della serie A
di scendere in campo con undici giocatori stranieri o di averne in rosa un
numero impressionante.
Bene ha fatto il Presidente Abete
a dimettersi e speriamo che da questo tonfo il calcio italiano possa ripartire
dall’abc che per ogni tipo di sport passa attraverso la valorizzazione del
proprio settore giovanile.
Prandelli da par suo con le
dimissioni ha confermato il fallimento di un progetto tecnico che partiva già
minato nelle sue basi portanti, un progetto che esaltava alla massima potenza
un giocatore come Balottelli che è distante anni luce dall’immagine che ognuno
di noi ha quando pensa a campioni del calibro di Riva, Mazzola, Rivera, Del
Piero o dello stesso Pirlo; questo ragazzo non lo si può ritenere un campione
ma semmai un mezzo talento, ma il vero dramma è che ogni volta che scende in
campo non si sa mai prima di schierarlo se avremo a che fare con la metà giusta
o con quella sbagliata!
Molti oggi si stupiscono del
fatto che Balottelli non sia in grado di reggere impegni così importanti ma a
ben vedere forse un certo tipo di giornalismo extra sportivo dovrebbe interrogarsi
su che tipo di “ fenomeno “ è riuscito a creare, se non un calciatore che pur
avendo delle potenzialità finirà per essere ricordato come un atleta mediocre.
Sulla partita che dire se non che
non può essere un alibi il morso di Suarez o l’espulsione di Marchisio, una
squadra che si rispetti non può attaccarsi a queste giustificazioni a maggior
ragione se viene impallinata da un difensore come Godin, non nuovo a queste
imprese, lasciato totalmente libero di insaccare con un colpo non di testa ma
addirittura di spalla la palla vincente.
Doubleg
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