Lo confesso, essendo stato
ragazzino quando sui campi di calcio si muovevano due campioni del calibro di
Rivera e Mazzola le cui gesta nel bene e nel male venivano raccontate da quel
grande giornalista che era Gianni Brera ho non poche difficoltà a riconoscere a
Mario Balotelli un ruolo da campione, almeno per il momento, nella storia del
calcio italiano.
Detto questo credo che il Mario
nazionale con le sue esternazioni fatte sul suo profilo twitter in cui dichiara
di “ non aver sbagliato nulla “ abbia
perso una buona occasione per stare zitto, cercando di scrivere in malo modo la
parola fine su una situazione grottesca che nel breve volgere di un giorno sta
sconfinando in qualcosa che va al di là dell’ambito sportivo.
Super Mario ha voluto mettere la classica ciliegina sulla
torta, forse mal consigliato da chi in qualche modo ne cura l’immagine
commerciale, e per farlo ha tacciato gli italiani di essere dei razzisti!
Per chiarire il suo concetto, in
maniera inequivocabile ha scritto: “Gli africani non scaricherebbero mai un
loro " fratello" . MAI. In questo noi negri, come ci chiamate voi,
siamo anni luce avanti. VERGOGNA non è chi può sbagliare un gol o correre di
meno o di più. VERGOGNOSE SONO QUESTE COSE. Italiani veri! Vero? “.
Sono frasi che non sento di accettare e mentre lo faccio
penso a tutti quegli italiani che giornalmente accolgono e danno assistenza a
migliaia di migranti che sbarcano lungo le coste di quell’Italia che è di fatto
l’avanposto dell’Europa.
Non si tratta di essere razzisti o meno si tratta di
capire quale possa essere la linea di confine tra un presunto campione od un
brocco!
Balotelli ha avuto problemi con l’Inter, con il Manchester
City, con lo spogliatoio del Milan e ieri è stato scaricato dalla quasi
totalità dei suoi compagni di squadra, quei compagni da cui lui si è
allontanato mentre erano nello spogliatoio ad attendere Prandelli, che aveva
appena annunciato le sue dimissioni, e
Pirlo che avrebbe fatto un breve discorso per il suo addio alla nazionale; se
due più due fa quattro forse sarebbe l’ora che il buon Mario cominciasse a
ragionare in maniera seria, ma soprattutto da persona adulta sui suoi
comportamenti a meno che il suo entourage non voglia continuare con la
filastrocca del buon Calimero, quella per intenderci del qui tutti ce l’hanno
con me!
Può darsi che nell’immediato tale operazione di marketing
possa continuare a dare i suoi frutti in termini economici e magari alimentare
nuove storie ed attese mirabolanti in qualche nuovo club, ma il tifoso della
nazionale è un qualcosa di diverso, scende in campo una volta ogni quattro anni
e quando lo fa ci mette quella passione sportiva capace di manifestazioni di
affetto incredibili come ai mondiali del’82 o del 2006, ma proprio perché si
tratta di un sentimento nazionale il tifoso dell’Italia non ama essere tradito,
non saremo avanti anni luce ma siamo ancora capaci a riconoscere chi scende in
campo con il cuore che batte forte per il nostro tricolore!
Doubleg