martedì 16 agosto 2011

No al taglio dei piccoli Comuni

Nella manovra finanziaria approntata in questi giorni dal Governo una autentica mannaia è caduta su tutti quei piccoli comuni che non raggiungono i mille abitanti, circa 1970 su di un totale di poco più di 8000.
Una soluzione che porterà a risparmiare non quanto previsto, ma una cifra vicina ai 5 milioni di euro all’anno che equivale più o meno al costo di 15 parlamentari.
Vengono di fatto eliminate le indennità riconosciute a chi amministra questi piccoli comuni, non tenendo conto che buona parte degli amministratori locali rinunciano già alle loro spettanze e soprattutto che questi amministratori sono il primo anello di congiunzione tra i cittadini e le istituzioni.
Spesso e volentieri il Sindaco di un paesino di 100 o 200 anime è anche magari il postino, il piccolo imprenditore o un commerciante del paese, una persona quindi che tutti conoscono ed il Comune viene visto come una sorta di fortino dove ogni cittadino si può rivolgere per trovare risposta ai suoi piccoli o grandi problemi.
Abolire queste piccole entità locali non vuol dire contribuire al risanamento del nostro paese ma togliere ai cittadini di questi paesini l’unica certezza su cui possono contare dal punto di vista amministrativo in una Italia che sta sprofondando stritolata da un debito pubblico di 1900 miliardi di euro, e di sicuro non hanno contribuito a renderlo tale gli amministratori che oggi si vorrebbe mandare a casa per salvare guarda caso coloro che hanno fatto per anni della politica il loro mestiere.

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