Nel teatrino della politica
italiana ieri è andata in scena una moderna rivisitazione di quella che fu
chiamata nel lontano 1953 la “ legge truffa”, una legge che dopo un lungo
dibattito alla Camera dei Deputati fu oggetto di una lettura fulminea al Senato
con lo scopo di poter essere approvata giusto in tempo per entrare in vigore in
occasione delle elezioni politiche del 3 giugno 1953.
La legge promulgata il 31 marzo 1953 aveva lo scopo di
assegnare uno spropositato premio di maggioranza alla forza politica che nelle
elezioni di giugno avesse raggiunto il 50% dei voti ( per la cronaca le forze
apparentate ottennero il 49,8% dei voti e quindi il meccanismo della legge non
scattò) e fu caldamente osteggiata dall’allora Partito Comunista come
testimoniano le pagine dell’Unità di allora.
L’evoluzione della politica ci ha
portato dopo 60 anni a rivedere nelle aule del Parlamento una “ Legge truffa “
che ieri è stata chiamata “ Espositum “ o “ supercanguro “ con cui il Senato
della Repubblica votandola ha di fatto precluso la discussione e il voto su
gran parte degli emendamenti presentati dai parlamentari con lo scopo di
migliorare la nuova legge elettorale chiamata “ Italicum”.
Ma al di là della gravità
dell’atto anti democratico compiuto da chi ha votato l’emendamento presentato
dal senatore del PD Esposito, la vera vergogna di questo attentato alla
democrazia che ci consegnerà un Parlamento di nominati è il fatto che
l’emendamento sia passato grazie ai voti di buona parte dei senatori di Forza
Italia che di fatto dovrebbero rappresentare l’opposizione.
Il Premier Renzi che governa
senza essere stato votato dagli italiani e grazie alla compiacenza dell’ormai
benemerito Presidente Napolitano (che durante il suo mandato ha benedetto non
uno ma ben tre governi non legittimati dal voto popolare) sbeffeggiando la
minoranza interna del suo partito non ha trovato di meglio che entrare in
società con Berlusconi nella premiata ditta FORZA RENZI.
La giustificazione data dal
premier Renzi per questa operazione a dir poco spregiudicata è stata che le
riforme di carattere istituzionale è un bene che siano condivise anche
dall’opposizione.
C’è però un piccolo particolare
di cui il Premier non tiene conto ed è quello relativo ai numeri che hanno
portato all’approvazione dell’emendamento truffa, perché un conto è presentare
un emendamento che viene votato dall’intera maggioranza e anche dalle
opposizione mentre ben altra cosa è prendere atto che i voti delle opposizioni
hanno contribuito in maniera determinante a far approvare l’emendamento che nel
caso specifico senza i voti dei senatori di Forza Italia non sarebbe passato.
Questo genere di operazioni non
possono che essere chiamate per quello che sono, un vero e proprio INCIUCIO.
Questa vicenda ci consegna la
fotografia di due partiti, PD e Forza Italia, che stanno tradendo il mandato
ricevuto dagli elettori nelle elezioni politiche del 2013, elezioni in cui il
PD si presentò con il chiaro intento di far sparire dalla scena politica il
giaguaro Berlusconi e Forza Italia come l’unica vera alternativa alla sinistra
con cui mai e poi mai avrebbe governato.
Il buon Renzi in queste ore ha
rivolto più volte il suo pensiero, per giustificare l’inciucio con Berlusconi,
ai tanti militanti che prestano volontariamente la loro opera nelle Feste
dell’Unità e che a sentir lui gli avrebbero chiesto a più riprese di andare
avanti nel suo lavoro di riforma del paese.
Non ho alcun dubbio sulla totale inaffidabilità politica di Renzi che ha
dimostrato, se ancora ve ne fosse bisogno, proprio ieri di quanto il suo modo
di fare politica non abbia nulla di innovativo ma anzi rappresenti un film già
visto; ho invece un grande rispetto per tutti quei militanti che animati da una
grande passione politica sacrificano il loro tempo per sostenere il partito in
cui credono e penso che sarebbe cosa buona e saggia che avessero come segretario una persona
affidabile e non un politico che a fronte di una marea di spot pubblicitari sul
#fare sta portando a casa con la complicità di Forza Italia riforme che
consegneranno ai cittadini un Senato dopolavoristico per i consiglieri
regionali e una Camera dei Deputati fatta di onorevoli nominati e non eletti in
maniera diretta.
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