L’immagine che più mi è rimasta impressa nella gestione della candidatura Marini da parte della segreteria del Pd, che ha portato al suicidio perfetto un partito che non è mai stato un partito ma una sorta di aggregazione di correnti contrapposte, è la visione di una giovane militante in lacrime in piazza Capranica mentre risponde all’intervistatore di turno chiedendosi come abbiano potuto i dirigenti del suo partito tradire i propri elettori.
Ecco questa è la fotografia perfetta di un partito che ha sempre nascosto con il suo voler essere democratico e quindi aperto alla dialettica interna dei propri dirigenti il vero problema che lo avvolge dai tempi della fusione tra Ds e Margherita e cioè l’essere non un partito vero e proprio ma una sorta di laboratorio aperto dove ogni capo o capetto si crea la propria corrente per poter gestire al meglio la sua fetta di potere e di conseguente visibilità.
Ma la vera ragione del tracollo del Pd o meglio del non aver mai saputo alzarsi in volo sta nella totale incapacità di trovare al proprio interno un vero e proprio leader capace di imporsi non per i demeriti degli altri ma per la propria forza ed autorevolezza; è triste doverlo scrivere ma senza scomodare Berlinguer, oggi per far uscire dal pantano in cui si trova il Pd basterebbe forse una delle sue segretarie vista la pochezza degli attuali dirigenti che ne reggono le sorti.
Il non essere riusciti a portare in porto la candidatura di Marini alla prima votazione non fa altro che confermare quanto scritto ieri e cioè che nel Pd è implosa la rottura profonda tra le sue diverse anime,fatto questo che ha consegnato agli italiani la visione di un partito perdente che non essendo in grado di essere unito su una propria proposta mai e poi mai potrà pretendere di governare il Paese non riuscendo a governare se stesso.
Del resto trovo poca differenza tra chi chiama “ impresentabile “ il proprio avversario politico e poi diventa a sua volta “ inaffidabile “ non su dove scegliere di andare a fare la spesa ma sul proprio candidato alla Presidenza della Repubblica.
Il Pd se vuole veramente guardare avanti deve imparare una regola fondamentale che è quella di coltivare e bene il proprio orto anziché pensare a quello del vicino; la continua demonizzazione di Berlusconi ha avuto un effetto boomerang perché non è saggio continuare a sparlare del proprio avversario politico quando questo raccoglie in giro per l’Italia il tuo stesso numero di voti e quando soprattutto nell’arco temporale di venti anni è riuscito sempre a fronteggiare con successo personaggi del calibro di Ochetto,Veltroni,Rutelli,Fassino,Prodi, D’Alema e Bersani che di volta in volta gli si sono parati davanti per mandarlo a casa.
Se oggi i militanti del Pd sono arrivati a bruciare in piazza la propria tessera un motivo ci sarà ed allora al buon Bersani e al suo codazzo di capi e capetti non resta altro che prendere atto che gli italiani hanno chiesto a febbraio alla classe politica di cambiare pagina e se veramente hanno a cuore non solo a parole il destino dell’Italia abbiano la compiacenza di fare un passo indietro prima di essere inesorabilmente spazzati via alla prossima tornata elettorale.
Doubleg
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Come la vecchia DC... Troppe correnti hanno indebolito e tolto forza e compattezza al PD che di fatto sembra essere tutto fuorchè un partito politico... almeno in questo storico momento. (agostino-Monza)
RispondiEliminaBersani si è dimesso, speriamo lo seguano buona parte dei dirigenti del Pd.
RispondiEliminaFranco