lunedì 19 settembre 2011

La LEGA a Venezia che spettacolo triste

Ieri la LEGA in quel di Venezia ha messo in scena uno spettacolo a dir poco triste, dove il suo leader giusto per capire in che situazione si trovi il partito ha dovuto rilanciare il “ Trota “ ( cosa che aveva già fatto a Pian del Re ) come suo successore designato.
Il leader sempre più in balia della sua corte ha provato ad esaltare i militanti presenti invocando un referendum per la secessione e vantando di aver portato a casa i contratti di lavoro regionali ben sapendo che così non è, come altrettanto non vero è quanto affermato dalla “ badante “ Mauro che grazie alla LEGA le donne andranno in pensione prima.
Che tristezza dover dire che erano presenti cinquantamila militanti quando tutti hanno avuto sotto gli occhi la reale portata della platea militante.
Che tristezza prendersela sempre e comunque con i giornalisti rei di seminare con i loro scritti zizzania all’interno del partito mettendo questo contro quello, come se Tosi e Fontana fossero due pirla qualsiasi a cui ieri tra l’altro non è stato consentito parlare.
Che tristezza vedere tanti militanti con cartelli con su scritto ORA BASTA e inneggianti a mandare a casa Berlusconi, militanti che fanno capire che mai come oggi la base comincia a intendere in quale scenario politico si aggirano i colonnelli.
La realtà è che Bossi sembra più che mai un allenatore di pallone in odore di esonero che per giustificare le continue debacle della sua squadra se la prende con l’operato degli arbitri;
Ma lo spettacolo triste che sta mettendo in scena la LEGA è ormai palpabile ovunque ed in ogni comportamento dei massimi dirigenti di questo partito che vuol far credere di essere un movimento ma nella realtà è, eccome se lo è, un partito a tutti gli effetti con annessi e connessi.
Che tristezza in questi tempi di carestia vedere in televisione un sottosegretario della LEGA dichiararsi povero a causa dei suoi 145mila euro di stipendio all’anno che gli consentono tutto sommato una vita modesta.
Che tristezza vedere un ministro della Repubblica che fa le corna e apostrofa come cornuti i Sindaci piemontesi arrivati fino a Pian del Re per parlare con chi a Roma li governa.
Che tristezza vedere sempre a Pian del Re una Presidente della Provincia rivolgersi con un applauso di derisione verso quegli stessi Sindaci le cui istanze Lei dovrebbe rappresentare se non altro per il ruolo istituzionale che ricopre.
Che tristezza vedere un partito di GOVERNO come è la LEGA da quando sorregge Berlusconi e
che ha fatto di ROMA LADRONA la sua bandiera farsi assegnare nella finanziaria del 2010 un contributo di 800.000 euro alla scuola “ Bosina “ della moglie del capo.
Che tristezza vedere e sentire i dirigenti del partito quando parlano sui palchi lontani da Roma come esponenti dell’opposizione e invece come membri del GOVERNO in quel di ROMA LADRONA;
Che tristezza vedere importanti esponenti del partito che godono di fiducia sul loro territorio che si tacciono per non essere mandati a casa e quindi perdere la cadrega.
Che tristezza leggere sui social network di consiglieri regionali che si sciacquano la bocca affibbiando etichette sibilline a giornalisti, politici falliti e quant’altro, guardandosi però bene dal rispondere a quegli utenti che gli chiedono delle tasse imposte o peggio di quando mandano a casa Berlusconi.
Se questa è la vera LEGA sono ben contento di non farne più parte e di conseguenza di non darle più il mio voto; il mio essere leghista può essere inteso solo ed unicamente nel credere in un federalismo reale che porti a ridurre gli sprechi e soprattutto che consenta agli abitanti di ogni singola regione di gestire in maniera seria i soldi che pagano di tasse per avere dei servizi efficienti che non portino a dilatare a dismisura il prezzo di una semplice siringa come oggi avviene da nord a sud.
Il mio essere leghista non più leghista non vuol dire per nessuna ragione al mondo non sentirmi italiano o peggio ancora irridere l’inno italiano o la bandiera della nostra nazione.Che tristezza vedere un movimento nato con grandi velleità scivolare verso l’oblio che toccò al Fronte dell’uomo qualunque di Guglielmo Giannini.


Doubleg

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